●○ Recensioni

Raccolta parziale dalle recensioni e commenti ai Novevolt.

La collana

“La qualità di cui parlano Enrico e Alessandro presentando il loro progetto, ricorda quella di Robert Pirsig e del suo Zen e l’arte di riparare la motocicletta, road book di culto del 1979 in cui l’autore imposta una metafisica della qualità, rassegnandosi a trattarla come un qualcosa di indefinibile in sé perché sempre definito da ciò in cui si incarna. Nel caso di Novevolt, i libri. E che libri”. (Jacopo Cirillo su Rollingstone magazine)

[i nostri libri]


Il molosso – E. F. Carabba, Zona Novevolt 2010

“Surreale, distopico, grottesco e fantastico viaggio tra le mille sfaccettature dell’immaginario che questo animale può stuzzicare in uno scrittore”. (Alex Pietrogiacomi su UBIx n. 37)

“Un cane dalle capacità telepatiche, che arriverà ad assumere la forma di un Maestro, di uno spirito guerriero e addirittura di un Dio e che con la sua presenza, dalle pendici dell’Appennino alle gole del Khyber fino alle rive del Mar Caspio, alla Persia e alla Mesopotamia muterà profondamente la vita dell’uomo, fedele arma al suo fianco ma indipendente e fiero”. (Serena Todaro su Mariluoliva)

“È un libro che se ne sta lì, dritto in piedi, come fa spesso il cane del titolo, aspettando di trovarsi di fronte un degno avversaio” (Giacomo Buratti su Lacollanadellaregina)

“Enzo Fileno Carabba sembra interessato ad affermare l’esistenza della concreta possibilità di altre forme di vita, e questo fattore di concretezza è ottenuto proprio ricordandoci che ci sono già state, realmente, concretamente, altre forme di vita”. (Jacopo Nacci su Yattaran)

[Vedi il libro di cui si parla]

Un viaggio con Francis Bacon – F. Krauspenhaar. Zona Novevolt 2010

“Il viaggio con Bacon è un racconto molto personale in forma di saggio, alla ricerca ostinata non dello sfoggio dell’intelligenza ma della conquista della bellezza, anche attraverso l’ossessione del sesso” (Stefano Ciavatta su Il riformista)

“Come definiresti il genere? – Un racconto-saggio. Un ibrido fra narrazione autobiografica e saggistica. In sostanza, un modo molto personale per parlare di un argomento (nel mio caso Francis Bacon). Come se avessi girato per i luoghi, le suggestioni, le parole e ovviamente le immagini di Bacon con una macchina da presa operante in soggettiva”. (Intervista a F. Krauspenhaar di Marilù Oliva)

“La prosa espressionistica che Franz Krauspenhaar sa de-comporre sapientemente (nel senso di de-coupage = montaggio cinematografico), alternando la propria esperienza biografica che fruisce dei quadri di Bacon, con quella della biografia dello stesso maestro, inserendo e sovrapponendo particolari pittorici, biografici, elementi tutti che vengono giustapposti per un viaggio amplificato, in 3 Dimensioni dominanti: la biografia del pittore, la biografia dell’autore, le opere d’arte (pittura e scrittura che si fa anche poesia nel libro dell’autore)”. (Giuliana Bottino su Artapartofculture)

“L’autore rivela da subito in un gioco polisemico di rimandi e riferimenti, quanto Bacon possa diventare un’ossessione per uno scrittore: una patologia dovuto al suo essere oscillante tra un’incredibile potenza carismatica, una sensualità oscura, schiacciata da un terribile senso di tragedia irreversibile, il suo percepire la grevezza del meccanismo del peccato e della condanna, il suo rendere esteticamente la vulnerabilità dell’uomo, che può comunque con un estremo atto di forza e violenza elevarsi oltre i limiti”. (Stefano Donno su Il recensore)

“Seguendolo nel suo viaggio entriamo dentro un Tempio dell’Orrore, alla foce dello Stige, dove le sculture non portano l’impronta di Fidia, ma di un signore in grigio, omosessuale e retrò, che ha sostituito i fregi con pennellate che hanno la violenza di sfregi”. (Pasquale Vitaliano su La poesia e lo spirito)

“Ho unito il racconto di me stesso alle prese sostanzialmente con un’ossessione, Francis Bacon. Una sorta di faro nero. Senza volerlo, scrivendo questo libro mi sono liberato di quest’ossessione. È stato grattando la carta, scavando dentro di me in questo viaggio sotto la superficie delle cose”. (F. Krauspenhaar intervistato da Matteo Chiavarone, su Flanerì)

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